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Assassin’s Creed II: Italia rinascimentale in 3D e boom di vendite

Ambientato tra Venezia, Firenze e Roma di fine ‘400, all’epoca dei Medici e dei Borgia, Assassin’s Creed II è il nuovo videogioco sviluppato dalla Ubisoft Montreal e pubblicato da Ubisoft per PlayStation 3, Xbox 360, Microsoft Windows e iPhone.
In una sola settimana, il seguito del primo Assassin’s Creed (ambientato in Terra Santa), ha venduto più di un milione e seicentomila copie.

Creato dal canadese Patrice Desilets, cittadino di Montreal e grande appassionato dell’Italia (dove ha vissuto per un anno durante gli studi universitari), insieme allo sceneggiatore Corey May e alle altre duecento persone hanno lavorato al gioco per circa due anni, Assassin’s Creed II ha riportato in vita il l’Italia di fine ‘400.

La grafica è curata nei minimi particolari, riportando in maniera realistica l’architettura delle città, i personaggi, i costumi e perfino il linguaggio di quei tempi. Dalle gondole e le maschere veneziane ai mercati e le botteghe di Firenze, alle strade di Roma affollate di chiese e di vestigia imperiali abbandonate. Camminando capita di incontrare e di parlare con figure celebri come Leonardo da Vinci o Niccolò Machiavelli. Ma ci sono anche Lorenzo dè Medici, Sandro Botticelli e Rodrigo Borgia, padre di Lucrezia, diventato papa con il nome di Alessandro VI.

Ecco il trailer:

Tra scontri, intrighi, segreti e  immortali bellezze delle nostre città,  questo videogioco diventerà (probabilmente) una vetrina che aiuterà a risollevare l’immagine dell’Italia (visto che di questi tempi non è delle migliori), invitando giocatori (e non) a visitare le meraviglie del Belpaese.

La Blanche

Apple inventa la pubblicità obbligatoria

Pubblicità obbligatoria? E’ quanto è stato brevettato recentemente dalla Apple. Il New York Times ha pubblicato la notizia da alcuni giorni, ma sul blog ufficiale di Steve Jobs ancora non si parla di questa novità, nonostante (cosa piuttosto rara) Jobs sia presente nella richiesta di brevetto come inventore del progetto. I dettagli sulla nuova iniziativa di advertising sono però già molti.

Steve Jobs Apple

Il brevetto si riferisce ad un software per computer, telefoni cellulari, lettori mp3 e tutte le tecnologie che usiamo quotidianamente: il programma mostrerebbe messaggi pubblicitari o ne farebbe ascoltare l’audio mentre l’utente sta usando il dispositivo, senza che gli sia possibile interrompere lo spot. Per proseguire con le operazioni che si stavano svolgendo, sarà necessario interagire con lo spot, rispondendo a domande o dando la propria opinione sul prodotto.

L’utente sarebbe quindi sottoposto a test che, recita il brevetto, diventeranno “più aggressivi” se l’utente non risponderà con impegno o cercherà di aggirarli. I commenti alla novità sono stati piuttosto negativi:

Apple e l‘obbligo di guardare lo spot: solo una caduta di stile? Il Sole 24 Ore

Brevetti. Apple vuole costringerci a guardare la pubblicità ITespresso.it

L’iniziativa, se applicata ai Mac (ricordiamo che per ora è stata solo brevettata), costituirebbe certamente un grosso cambiamento per la Apple rispetto alla condotta tenuta fin’ora. Aspettiamo di vedere come sarà presentata al pubblico e quali vantaggi, in termini economici, discenderanno dall’acquisto di un dispositivo dotato di questo software, prima di rifiutare la novità. Speriamo solo che il Mac non diventi una “broken promise” paragonabile alle delusioni descritte nell’ultimo spot Get a Mac, dove, come sempre, si ironizza su Microsoft.

Joy

Un “sestosenso” per smartphone

sixthsense

Scordatevi la tastiera: per chiamare casa, dal vostro smartphone, basterà digitare  i numeri direttamente dal palmo della mano.  Il prototipo in questione si chiama appunto ‘SixthSense’ ed è stato presentato da Pattie Maes and Pranav Mistry alla TEDIndia conference.

Le soluzioni adottate ricordano molto Minority Report o il progetto Natal di Microsoft.

Ecco la review realizzata niente meno che dal New York Times:

His prototype, and the software that powers it, works with smartphones and turns walls, sheets of paper and other surfaces into screens for, say, browsing the Web. The camera translates gestures into commands — for example, you can hold up both your hands to frame a scene and flick your thumb to take a picture.

Questa la presentazione live del prototipo.

Mr. Writer

Microsoft 2010, un vero blockbuster

office_2010

È partito il conto alla rovescia per la release di Microsoft 2010. E, con esso, la campagna adv a supporto.

La novità è il trailer di Office 2010: The Movie.
Il genere è quello del thriller: Clippy, l’assistente-graffetta di word, è morto, c’è un font con proprietà ipnotiche, nel corso di un interrogatorio emerge che la soluzione del mistero “[…] lies somewhere between Arial and Wingdings […]”.

Anche i codici sono quelli tipici dei blockbuster: look alla Matrix e dispiego di mezzi ed effetti speciali a parte, il film è opera dei “visionary creators of Office 2007 and 2003” e la pellicola è stata premiata al “Redmond Local Film Festival”.

The Apprentice

Mac vs Pc. La battaglia continua.

Sono oramai anni che va avanti la campagna Mac vs Pc, una delle campagne di più grande successo degli ultimi anni. Adatta ai media tradizionali così come al web, sempre divertente e minimale, mai troppo aggressiva, sempre molto subdola. Ha creato decine di spoofs, parodie online, completamente autonome da Apple, e soprattutto ha spinto all’estremo l’eterna lotta tra i fanboys di uno o dell’altro brand, da sempre in competizione. La casistica è però abbastanza desolante per Microsoft: Estetica? Apple. Affidabilità? Apple. Qualità dei materiali? Apple. Zune vs IPod? Zune chi?

L’unica vera freccia all’arco di Microsoft è il prezzo, e non è poco. L’ultima campagna “It’s a PC. Laptop Hunters” cerca di andare proprio in questa direzione. A due ragazzi comuni vengono dati dei soldi per comprare un portatile con delle caratteristiche predefinite (monitor, ram, scheda grafica, etc.). Scelta libera, Mac o Pc.

Bene, Lauren non compra un MacBook (ne avrebbe il budget) perchè ha lo schermo troppo piccolo. Buona ragione. Poi però dice “forse non sono abbastanza cool per essere una ragazza Mac”. Ecco la prima zappata sui piedi: che senso ha una frase del genere? Apple è un brand legato al “think different”, un brand emozionale, che il pubblico sceglie (anche) per cercare una caratterizzazione personale. Si fa proprio il gioco di Apple in questo modo, l’idea di “Pc noioso, Apple cool” che a Cupertino sottolineano da sempre. Microsoft cerca di parlare al pubblico elencando cifre strabilianti (inches wide, gigabytes di ram, megahertz), evitando di toccare gli argomenti sensibili (affidabilità, design, sicurezza, peso) che potrebbero metterla in difficoltà. Ma non tiene conto delle communities online, che proprio su quegli argomenti vanno ad indugiare nelle proprie discussioni, e che diventano fondamentali nel momento in cui un utente deve decidere quale laptop comprare ed affida parte della decisione d’acquisto ad una ricerca su Google.

Microsoft è leader del mercato, ma è così universalmente criticata da rendere ogni sua mossa nell’ambito della comunicazione un potenziale boomerang. Meglio, forse, concentrarsi sulla stabilità del nuovo sistema operativo. Meglio per Microsoft, meglio per tutti gli utenti. Inclusa Lauren.

Ed Wood

WE_BLOG: verbo ufficiale della rivoluzione 2.0

 

Ambiti. Come attori famosi e rock star. Solo che non solcano croisette ne tappeti rossi e riempiono laboriosamente fogli di stile in html con le proprie percezioni e punti di vista. La rivoluzione 2.0 ha rapidamente decretato i nuovi punti di riferimento nel caos informativo del cyberspazio: i bloggers.

 

La “parola di blogger”, infatti, sta diventando la materia prima più preziosa per i cercatori d’oro della rete. Catalizzatori d’attenzione, i blogger hanno raggiunto un potere e una notorietà davvero incredibile. La prova concreta arriva (come al solito) dalle aziende, che sembrano non riuscire più a stare senza di loro.

 

Hotwire, da tempo, monitorizza la loro crescente influenza in rete. Nokia, l’anno scorso, li ha chiamati a Londra come consulenti ufficiali della nuova campagna pubblicitaria, conformando sulle loro opinioni la messa on-line del nuovo sito. Microsoft e Telecom Italia, in questi giorni,chiedono di poter parlare con loro per aggiornare le proprie posizioni in materia di comunicazione.

 

La “blogging revolution”, quindi, sta radicalmente ridefinendo le regole del gioco. Il processo tradizionale di creazione e distribuzione del messaggio pubblicitario viene posto in crisi dalla crescente autorevolezza dell’utente che diventa autore.

 

Persino in territorio nostrano le iniziative non si contano: l’Oreal si mette gomito a gomito con diversi blogger (tra cui la seguitissima mafe di  maestrinipercaso) per ridiscutere alcune cruciali caratteristiche dei propri prodotti. Spiman sceglie il taglio humor e chiede alla “blogger da salotto televisivo” Pulsatilla di “calarsi le braghe” in modo da “mostrare a suo modo” le loro mutande. 42below vodka seleziona, per il suo approdo italiano, una rosa eterogenea di blogger (tra i vari: puta, aeiouy, lyonora, enzosantagata) da ubriacare a colpi di shot in modo da stimolare reazioni “senza peli sulla tastiera”.

Feedback fotografico della blogger Lyonora per 42Below vodka

Feedback fotografico della blogger Lyonora per 42Below vodka

 

In questo scenario il consumatore diventa consum-attore e impone una prospettiva nuova allo stato di cose. Il blog supera agilmente il ruolo di cassa di risonanza, di “moltiplicatore di notorietà”, divenendo un veicolo di relazione virtuale assolutamente inedito. Il blogger, infatti, non può che offrire una prospettiva personale, sperimentale ed interlocutoria.

 

Il sapore patinato delle recensioni prodotto cede definitivamente il passo al feedback sincero e creativo, profilando all’orizzonte un eccitante gioco di equilibri la cui stabilità è in costante definizione, libera dalle antiche regole che scandivano la propaganda del prodotto e riflettente i profondi segni del mutamento sociale che tutti noi, da tempo, attendiamo.

Eco

 

Cool o non cool? L’eterna lotta tra Mac e Apple

Sta per partire la più grande campagna di marketing nella storia di Microsoft. E già questa potrebbe essere una notizia.

Ma il vero aspetto interessante di questo nuovo progetto comunicativo è che l’obiettivo della company fondata da Bill Gates è di diventare “cool”. Si, proprio “cool”: ossia, il valore e il posizionamento che nel mondo dei pc è praticamente sinonimo di Apple, il grande competitor di Microsoft.

E per farlo l’azienda proprietaria di Windows ha arruolato Jerry Seinfeld che, per la modica cifra di 10 milioni di dollari, dovrà ribattere agli sberleffi del competitor sulla falsariga del già leggendario “I’m a Mac, I’m a PC“.

Dal punto di vista della comunicazione, possiamo quindi chiederci se la scelta è giusta: ha senso attaccare Apple sul proprio terreno? Ma possiamo anche chiederci se si tratta di una azione possibile: può un’azienda che detiene il 90% del mercato essere cool? Non è forse un valore che appartiene piuttosto alla minoranza?

Facciamoci pure queste domande al limite tra marketing e sociologia, ma sono anche sicuro che qualcuno si starà chiedendo: chi è Jerry Seinfeld?

Beh, Seinfeld è uno dei comici americani più famosi e apprezzati sin dagli anni ’80 che, e questo è un’altro aspetto interessante della vicenda, per nove stagioni del suo show di grande successo ha impersonificato un personaggio che faceva bella mostra, nel proprio appartamento di New York, di un computer Apple…

Me, Myself and I